Lettere da un altro mondo

 

Egregio Direttore,

le scrivo dopo aver letto “il lamento del venditore” che Lei ha ospitato nel numero di febbraio ed una prima visione della vostra guida pratica alla vita in auto “nel cruscotto”.

Viviamo in un mondo confuso e probabilmente un po’ di chiarezza, e meno ipocrisia, gioverebbero perché siamo tutti responsabili, in qualche modo, di questo stato di cose. Nella lettera di questo venditore troviamo il solito lamento di una categoria ma, come spesso accade, manca qualcosa di fondamentale: un po’ di sana autocritica. Naturalmente il venditore ha delle buone ragioni quando scrive di “svilimento di ogni forma di professionalità” ma, premesso che non si può fare di tutt’erba un fascio, come siamo arrivati a questo? E già! Perché se non capiamo, o facciamo finta di non capire, quali sono i motivi che ti hanno portato in una certa situazione, come si fa a cambiare?

L’anno scorso il suo giornale ha pubblicato un intervento fondamentale di un Concessionario di nome Fiorenzo Magni e la sua analisi, e le relative conclusioni, sono lucide e condivisibili. In sintesi, è tutto il sistema ad essere “ammalato” e ognuno di noi, dal produttore al consumatore finale passando per chi distribuisce, dovrebbe domandarsi cosa può fare per ritrovare un po’ di equilibrio nel sistema. Perché ognuno di noi può fare qualcosa. Ad esempio, i produttori, ed i loro importatori, potrebbero spendere energie in modo più mirato analizzando attentamente i costi lungo la catena di distribuzione, cercando di ottimizzare (primo obiettivo ormai dimenticato di ogni manager) evitando anche di impegnare la rete con attività i cui risultati sono spesso sinonimo di pianificazioni sbagliate.

La stampa potrebbe fare più attenzione ad informare correttamente i consumatori magari evitando di (perché le normative euro sono normative che riguardano i costruttori e non i consumatori finali), mentre i concessionari potrebbero provare a fare il loro mestiere che è quello di seguire e motivare i propri collaboratori, guidandoli a dare un ottimo servizio al consumatore. I clienti potrebbero capire che ogni persona che lavora ha il diritto di guadagnarsi il pane e che non si può avere la “botte piena e la moglie ubriaca”: la ricerca ad oltranza dell’affare e dello sconto più forte è sicuramente legittima ma dovrebbe sempre essere ispirata a quello che si chiama “buon senso”. Ha scritto John Ruskin, che non era un economista ma comunque un attento osservatore: “la legge dell’equilibrio negli scambi non consente di pagare poco e ricevere molto: è un assurdo.” I venditori, infine, potrebbero ricordarsi che di fronte a loro hanno un ’essere umano da considerare come tale, con i suoi problemi le sue ansie ed i suoi bisogni da capire. Una persona da accogliere con educazione, magari con un bel sorriso e la sempre valida frase di accoglienza: come posso aiutarla?” dedicandogli quindi tutta la propria attenzione.

Ormai l’insegnamento di Ghandi è completamente dimenticato: “sii tu il cambiamento che vuoi vedere nella società”. Tutti si lamentano ma nessuno fa veramente qualcosa per capire e quindi cambiare.

Cordiali saluti.


 

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