Gli ideali sono pacifici, la storia è violenta.

 


La mia generazione ha vissuto l’infanzia e la prima adolescenza nel periodo della diffusione della televisione e del cinema la cui produzione era dominata dall’America con la narrazione della storia della conquista del west e della più recente guerra mondiale, entrambe caratterizzate da una visione romantica dello scontro tra buoni e cattivi. Con poche eccezioni controcorrente. Ma la guerra, per chi la vive sulla propria pelle, è una delle cose peggiori che possano capitare. Forse la peggiore perché è una calamità che l’umanità si autoinfligge, che potrebbe essere evitata, al contrario dei disastri naturali, delle carestie e delle malattie, che invece sono inevitabili. Questo fenomeno doloroso, per molti versi irrazionale, che accompagna lo sviluppo della comunità umana da migliaia di anni in fasi cicliche attraverso le quali si ripresenta puntualmente nonostante le nostre migliori intenzioni è stato oggetto di discussione nell’ambito filosofico ed è studiato dalla polemologia.

Per quanto ci riguarda da vicino, la regione geografica dell’Europa è stata il teatro di un numero impressionante di guerre fino alla metà del secolo scorso; dopo la fine seconda guerra mondiale nel 1945, ha vissuto uno dei periodi di pace e prosperità più duraturi che si possano ricordare (comunque interrotto dalle guerre jugoslave) e questo ha portato la diffusione dell'idea che ci fossimo liberati definitivamente di questa iattura. E invece, in questi giorni, la guerra si ripresenta senza pudore nella nostra regione creando sconcerto ed incredulità. Putin accampa le sue ragioni ma con questo atto di aggressione fisica violenta veste i panni del mostro di turno che rompe il confortevole equilibrio del mondo occidentale. La guerra di aggressione è un atto violento che non può che essere condannato senza mezzi termini. Non entro quindi nel merito delle ragioni che hanno portato il presidente Putin al ricorso di questa aggressione armata; c’è già troppa gente che ne parla, molti più qualificati di chi scrive e moltissimi a sproposito senza averne titolo e conoscenza. Mi limito, quindi, a evidenziare che questi eventi non sono mai “fulmini a ciel sereno” ma si preparano negli anni, a volte in periodi molto lunghi, per motivi e ragioni, più o meno lecite, che affondano le radici nel passato, nella storia dei popoli con le loro tradizioni e costumi, nelle diverse ideologie politiche e sociali ma, quasi sempre, per interesse economico o di potere di gruppi privati o nazionalisti. Senza dimenticare il ruolo delle religioni. Come ricorda John Mearsheimer, anche in questo caso i motivi e le ragioni non sono così nette come da molti viene sbandierato, e credo che sarebbe saggio studiare e riflettere prima di commentare. Se non altro per evitare che la superficialità possa portarci a sprofondare in un vortice il cui esito, in considerazione del livello tecnologico raggiunto, potrebbe essere imprevedibile e devastante per la nostra civiltà.  

Leggendo questo discorso di Winston Churchill quello che dovrebbe colpire la nostra attenzione è quanto tempo abbiamo perso da quel momento ad oggi senza che si sia riusciti a realizzare quello che sarebbe stato saggio fare subito: l’unione federale degli stati europei. Molto tempo prima di Churchill, quello che viene considerato il precursore dell’idea di uno stato Europeo, Erasmo da Rotterdamaveva espresso la necessità di arrivare a questo obiettivo per scongiurare nuove guerre. Invece, dopo altri cinquecento anni di storia, e innumerevoli guerre disastrose, siamo ancora a qui a reagire malamente quando il problema si riaffaccia nella nostra vita.

Ma per fare questo servirebbe una informazione imparziale e responsabile per formare correttamente l'opinione pubblica, e leader politici preparati e coraggiosi, che siano guidati da un genuino interesse per la comunità nel suo insieme con lo spirito che anima le democrazie liberali. Purtroppo, sembra che questi ultimi oggi siano latitanti nella scena dominata da populismo, demagogia e interessi concentrati sul breve termine delle prossime elezioni politiche. Per l'informazione stenderei un velo pietoso su quella che è una situazione di appiattimento generale in cerca di audience per vendere la pubblicità. Sulla crisi di questi giorni in Ucraina la responsabilità pesa equamente su tutte le parti in causa: Russia, Ucraina, le nazioni europee, gli Stati Uniti d'America e le loro distratte pubbliche opinioni. 

La pace non è guerra, ed è l'unico obiettivo  possibile. Alimentare lo scontro con false ideologie e, peggio, armi può portarci solo al disastro. Umanità irresponsabile dalla memoria corta.


Commenti

  1. L'idea di un'Europa unita è il sogno di molti, difficile da realizzare ma non impossibile. Concordo sulla "stupidità" della guerra e nemmeno io voglio addentrarmi in discorsi di geopolitica, posto che pochi forse pochissimi hanno le conoscenze e la preparazione per farlo.
    Troppe cose sono a noi del tutto sconosciute, banalmente potrei constatare che dietro ogni guerra, in qualsiasi parte del mondo e chiunque siano i soggetti interessati, ci sono solo ed esclusivamente motivi economici, il potere che muove il mondo.
    Sono consapevole che è pura utopia immaginare un mondo di pace dove l'unico interesse comune dovrebbe essere quello di un benessere per tutti, purtroppo questo continueremo a leggerlo nelle favole o ad averlo nelle nostre teste. L'umanità è fondamentalmente troppo stupida per accettare non dico una massificazione del benessere ma una più equa distribuzione della ricchezza, con il totale rispetto dei diritti umani per tutte le popolazioni.
    La pandemia avrebbe dovuto insegnarci che siamo una nullità rispetto a ciò che può accaderci in qualsiasi momento, avrebbe dovuto insegnarci che la nostra vita è così breve che non andrebbe sprecato nemmeno un solo giorno in cose inutili ma, come dicevo prima, siamo troppo stupidi per capirlo, o almeno sono troppo pochi quelli che lo capiscono.
    Siamo stati capaci di distruggere del tutto o quasi la terra e molto di quello che ci è stato donato, senza che abbiamo fatto nulla per meritarcelo.
    Il mondo è questo, non ho perso le speranze che possa cambiare ma la vedo un'impresa teutonica.

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