La guerra grande?
La rivista Limes ha pubblicato in questi giorni il suo numero sul conflitto e in questo intervento il direttore, Lucio Caracciolo, riassume egregiamente la situazione geopolitica in cui ci troviamo. In particolare mi ha colpito una sua osservazione sul conto di Josep Borrell per l'arguzia con cui il direttore di Limes inquadra bene la questione più importante di questa crisi: la mancanza di una politica estera europea.
Infatti, a me sembra, che la questione che sfugga ai più, impegnati in una disfida piuttosto insensata tra aggressore e aggredito, è proprio quella della evanescenza della nostra UE, la quale altro non è che una unione economica si è trasformata in una sorta di "Frankenstein" politico senza direzione. Il recente attentato al Nord Stream, avvenuto nel settembre dello scorso anno 2021, è l'esempio più calzante della latitanza della UE nel campo geopolitico mondiale. Così come la mancanza di interesse dei politici e dei media ad indagare sulle cause di un attentato di tale gravità ad una infrastruttura energetica di fondamentale importanza per l'Europa. Ciò nonostante la denuncia recente del famoso giornalista Seymour Hersh sulla responsabilità dell'attentato, che solo pochi si prendono la briga di indagare e approfondire come fa invece questo bravo giovane in una intervista al professor Jeffrey Sachs (un economista con grande esperienza politica in Europa).
Recentemente ho letto questo libro dello storico prof. Emilio Gentile, che riguarda un periodo storico che ci sembra tanto lontano; sicuramente un mondo diverso quello di oggi ma, per quanto ci riguarda, pieno di similitudini al periodo in cui viviamo oggi, in cui non si può escludere che i nostri comportamenti, che non sono cambiati molto, possano portarci a ritrovarci in una condizione come quella descritta in questo passo del libro:
Credo sia nostro dovere contribuire a diffondere queste idee di buon senso per provare ad evitare di trovarci dentro una catastrofe immane.
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