il lavoro
Da "il profeta" di Kahalil Gibran
Chiese allora un aratore: parlaci del lavoro. Ed egli
rispose dicendo: Voi lavorate per poter andar di pari passo con la terra e la
sua anima. Poiché oziare significa diventare estranei alle stagioni, e uscire
dalla processione della vita, che in fiera sottomissione avanza maestosamente
verso l’infinito.
Quando voi lavorate siete un flauto che nel suo cuore volge
in musica il mormorio delle ore. Chi di voi vorrebbe essere una canna muta e
silenziosa quando tutte le altre cantano insieme all’unisono?
Vi è sempre stato detto che il lavoro è una maledizione e la
fatica una sventura. Ma io vi dico che quando lavorate realizzate una parte del
sogno più remoto della terra, a voi assegnata quando quel sogno nacque, ed è
nel mantenervi con fatica che voi in verità amate la vita, e mare la vita
attraverso la fatica significa essere molto prossimi al suo segreto più
profondo. Ma se voi nella vostra pensa chiamate la nascita una calamità e il
sostentamento del corpo una maledizione scritta sulla vostra fronte, allora io
rispondo che solo il sudore della vostra fronte cancellerà ciò che è scritto. Vi
è stato pure detto che la vita è oscurità, e nel vostro tedio ripetete ad eco a
ciò che è stato detto dallo svogliato. E io dico che la vita è davvero oscurità
se non c’è slancio, o ogni slancio è cieco se non v’è conoscenza, o ogni
conoscenza è vana se non c’è attività, e ogni attività è vuota se non c’è
amore; e quando voi lavorate con amore instaurate un legame con voi stessi, con
gli altri, e con Dio. … Il lavoro è amore reso visibile …
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