La rivoluzione verde

 


In questi giorni di discussione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si parla molto di green revolution e di sostenibilità ma, come purtroppo spesso accade, se ne parla piuttosto superficialmente, a volte in modo ideologico non supportato da adeguate analisi e spiegazioni oppure in modo troppo tecnico e quindi complicato da comprendere per pubblico in generale.

La crescita delle emissioni di gas che contribuiscono a creare il così detto effetto serra, sono indiscutibilmente aumentate ad un livello tale da creare allarme e preoccupazione, condiviso da oltre il 95% degli scienziati che si occupano di ambiente e clima, per gli effetti che ne derivano alle varie forme di vita sul pianeta Terra.

Sul come ridurre le emissioni il dibattito è aperto da decenni e studi specifici indicano direzione, parametri e sistemi da adottare per invertire la tendenza in atto il più importante dei quali è l' IPCC (versione in italiano IPCC Italia).

Qui vorrei evidenziare che, a mio parere, il dibattito attuale è tutto incentrato sugli investimenti per attuare la così detta green revolution e molto meno su di un altro aspetto che invece credo sia altrettanto importante: la riduzione dei consumi e il contributo individuale.

Se si osservano i dati del grafico qui sopra, risulta infatti che oltre il 60% delle emissioni derivano da settori che sono influenzati anche dai nostri comportamenti e dalle nostre scelte come consumatori. Sarebbe quindi di fondamentale importanza che, oltre all'intervento dei regolatori (Stato ed altre Istituzioni di livelli diversi), ognuno di noi adottasse un principio di giudizio per cambiare le proprie abitudini e dare quindi il proprio contributo personale a raggiungere l'obiettivo. I modi per farlo sono tanti, pensiamoci. Sottrarsi a questo principio sostenendo che individualmente si può fare poco è un comportamento irresponsabile.




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