Draghi lascia e gli Italiani tornano al voto.

 


La mia attività mi ha insegnato che se non capisci bene la natura di un problema che ti si presenta, con tutte le sue cause, è impossibile trovare una soluzione, e questo problema seguiterà a crescere e a perseguitarti rendendo sempre più difficile il raggiungimento degli obiettivi che ti sei posto.

L'instabilità dei governi è una caratteristica consolidata della politica italiana, una caratteristica che mantiene il Paese in una situazione di limitazione della sua capacità di affrontare le sfide del mondo attuale rispetto alla sua reale potenzialità.  Si tratta di un handicap pesante con profondi effetti sul futuro del Paese la cui consistenza non è però accettata e condivisa uniformemente. 

Senza entrare quindi nel merito di questa ennesima crisi di governo,  che poi è un capitolo a se stante per la situazione in cui ci troviamo tra pandemia e guerra in Europa, in questo post mi limiterò ad evidenziare quella che secondo me è la questione più importante che però sembra ormai  interessare a pochi: il sistema elettorale.

Infatti, se riconosciamo che il problema dell'ingovernabilità è un handicap fondamentale, come effettivamente abbiamo fatto negli anni '90 esprimendo un voto a maggioranza schiacciante per una riforma con il sistema maggioritario che garantisse stabilità di azione di governo,  dobbiamo impegnarci  di più, come avremmo dovuto impegnarci prima, affinché  la politica si adegui alla nostra volontà. Invece sono trent'anni che ci facciamo prendere per i fondelli e, in fondo, sembra che ci piaccia. Perché di questo si tratta. Oltre ai diritti abbiamo anche dei doveri, principalmente quello di assumerci le nostre responsabilità e reagire contro le forse reazionarie che impediscono il rinnovamento del Paese.

A me, uomo comune della strada, sembra assurdo che oggi si torni a votare con una legge malfatta (la quinta in trent'anni) che non potrà che partorire un Parlamento estremamente fazionato e fazioso rendendo quindi la vita difficile ad ogni possibile governo perpetuando questa situazione in un circolo vizioso. Quindi più che scontrarsi sul chi votare e sui programmi che altro non sono che specchietti per le allodole, bisognerebbe che gli elettori si unissero nel reclamare una legge elettorale che risponda a quanto richiesto dagli stessi con il referendum promosso da Mario Segni a suo tempo.

In questo credo che anche l'attuale Presidente della Repubblica, tra l'altro autore della prima legge elettorale post referendum denominata mattarellum, abbia una buona parte di responsabilità non avendo agito, quanto sarebbe stato auspicabile e necessario già nel primo mandato, per spingere Governo e Parlamento a lavorare seriamente sulla questione. Dopo trent'anni sarebbe anche arrivato il momento di girare pagina, se non altro per rispetto verso i cittadini. Ma grandi responsabilità sono in primo luogo nostre, noi cittadini che abbiamo dimostrato di essere immaturi e impreparati per il sistema democratico, capaci solo di lamentarci e consumarci in inutili diatribe da cortile condominiale consentendo ai partiti di candidare, e quindi portare in Parlamento, individui non solo impreparati ma spesso anche con passati ingombranti quindi incapaci di occuparsi di altro che non dei loro interessi personali e di bottega. Poi ci sono le responsabilità degli uomini e delle donne del sistema di informazione (TV, radio e stampa), che sono stati soggiogati dai politici di turno con nomine di preferenza politica o di favore, dei vari opinionisti e commentatori, alcuni molto preparati ma altrettanto inconcludenti, che pur sostenendo critiche interessanti si impantanano sempre in distinguo di varia natura senza avere mai il coraggio di andare fino in fondo riconoscendo la vera natura del problema di fondo. Adattandosi per quieto vivere e comoda convenienza personale.

Che poi è il nocciolo della questione: se non siamo capaci di fare autocritica, prendendoci la nostra parte di responsabilità, non riusciremo mai a trovare una soluzione e l'Italia scivolerà sempre di più, senza rimedio, verso un futuro pieno di problemi e crisi di varia natura che non potranno che crescere fino a causare forse sconvolgimenti sociali che oggi non siamo neanche in grado di immaginare. Irresponsabili siamo.

E' questo il Paese che vogliamo? E' questa l'eredità politica e sociale che vogliamo lasciare ai nostri figli e nipoti? Sembra proprio di sì, che la maggioranza degli italiani, in fondo, voglia proprio questo e sia incapace, o non abbia la volontà, di guardare alla realtà per quella che è, una realtà povera e meschina (a dispetto della fanfara di retorica nazional popolare del come siamo bravi e belli), adagiati nel nostro quieto e comodo vivere (quieto per quanto ancora?). Un Paese senza ambizioni, che sembra aver rinunciato a combattere per migliorare, ripiegato sulla gloria di un passato glorioso che però non tornerà mai in queste condizioni.

Con quali speranze, con quale spirito, possiamo andare al voro il prossimo 25 di Settembre?

Commenti

Post popolari in questo blog

Il mondo al contrario

Il contratto sociale moderno e la democrazia.

COVID19